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L'irresistibile anomalia dell'intolleranza chimica

Dott.ssa Claudia S. Miller
Allergologa e immunologa, è autrice, istruttrice e scienziata nota per la ricerca sull'intolleranza chimica e lo sviluppo di strumenti per la sua diagnosi.


Abstract di uno studio del 2001 della Dott.ssa Claudia S. Miller, pubblicato per la prima volta il 25 gennaio 2006



Nella scienza, le anomalie espongono i limiti dei paradigmi esistenti e spingono a cercarne di nuovi. Alla fine del 1800, i medici osservarono che certe malattie si diffondevano da individui malati e febbricitanti a quelli che li avvicinavano, aprendo la strada alla teoria dei germi e delle malattie. La teoria dei germi è servita come una rozza, ma elegante formula per spiegare dozzine di malattie apparentemente non correlate che interessano letteralmente ogni sistema d’organo. Oggi, siamo testimoni di un'altra anomalia medica - un modello unico di malattia che coinvolge gruppi esposti chimicamente in più di una dozzina di paesi, che successivamente riportano sintomi multisistemici e intolleranze chimiche, alimentari e farmacologiche di nuova insorgenza. Queste intolleranze possono essere il segno distintivo di un nuovo processo o paradigma di malattia, proprio come la febbre è un segno distintivo di infezione. Il fatto che diversi gruppi demografici, che hanno poco in comune tranne qualche evento iniziale di esposizione chimica, sviluppino queste intolleranze è un'anomalia convincente che punta a una nuova possibile teoria della malattia, una che è stata definita "Toxicant-Induced Loss of Tolerance" ("TILT") ossia "Perdita di tolleranza indotta da sostanze tossiche". TILT ha il potenziale per spiegare alcuni casi di asma, emicrania e depressione, così come la fatica cronica, la fibromialgia e la "sindrome della guerra del Golfo". Sembra evolvere in due fasi: l'inizio, caratterizzato da una profonda riduzione della precedente naturale tolleranza, derivante dall'esposizione acuta o cronica a sostanze chimiche (pesticidi, solventi, contaminanti dell'aria interna, ecc.), seguita dalla attivazione dei sintomi da parte di piccole quantità di sostanze chimiche precedentemente tollerate (gas di scarico delle automobili, profumi, benzina), cibi, farmaci e combinazioni di cibi/farmaci (alcol, caffeina). Mentre la dinamica di base rimane un enigma, le osservazioni indicano che gli individui affetti rispondono a sostanze strutturalmente non correlate e sperimentano sintomi di astinenza, in modo paragonabile alla tossicodipendenza, e suggeriscono che possono essere coinvolti più percorsi di neurotrasmettitori.

 

fonte https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12000012/

 


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