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La storia della famiglia Profumino e Canarino

Dietro a ogni cognome c'è una storia.

 

Qui si inizia con raccontare la storia della famiglia Profumino che ha avuto un’origine molto più antica.


Tanto tempo fa, in una piccola cittadina gli abitanti avevano dato ad un signore il soprannome di Profumino. Siamo in un’epoca molto lontana, in cui i cattivi odori regnavano sovrani, infatti gli escrementi dei cavalli da tiro e delle carrozze erano abbandonati per le strade, insieme a quelli degli esseri umani, perché non erano ancora stati inventati i servizi igienici con le vasche biologiche per la raccolta dei liquami. Non esistevano le norme igieniche che oggi conosciamo, perché l'acqua non usciva dai rubinetti delle case, ma bisognava andare a raccoglierla con contenitori presso le fonti o i corsi d'acqua e portarla dentro le abitazioni e riscaldarla. Pertanto ci si lavava raramente solo nei periodi caldi, quando pioveva o c'era un corso d'acqua vicino in cui fare il bagno.

 

Questo signore invece si era imposto con grande determinazione di essere sempre pulito e profumato di rosa, visto che amava i fiori delle rose, poiché era tremendamente infastidito ogni giorno da tutti questi odori sgradevoli che lo circondavano, fintanto che un giorno dichiarò guerra aperta alle puzze. E questa divenne poi la crociata della famiglia Profumino.

 

In primavera ebbe un colpo di fortuna mentre raccoglieva dei fiori per farli essiccare nei campi: incontrò finalmente l'anima gemella, una signora molto pulita che profumava come un mazzolino di violette, così in quattro e quattr'otto si unirono in matrimonio. Ricercavano ogni cosa che potesse emanare un odore gradevole conservando le essenze profumate in bottigliette su una base alcolica e iniziarono a fare vari prodotti da stendere sulla pelle che poi vendevano nella loro bottega. Quando ebbero scoperto il potere di tutte le fragranze naturali sia vegetali sia animali, passarono alla produzione di fragranze artificiali a costi inferiori rispetto alle fragranze naturali.

 

I profumieri stabilirono che non bastavano più produrre solo profumi e acque di colonia, ma ogni articolo di consumo quotidiano doveva essere rigorosamente e sapientemente profumato e progettarono prodotti dalla cura della persona all’ammorbidente per i panni superprofumati. Anche l'interno delle case doveva rigorosamente profumare e quindi inventarono deodoranti e profumatori per ambienti. Ogni angolo dell'abitazione doveva avere il suo profumo dedicato: come le scarpiere, i frigoriferi, le lavastoviglie, i bidoni dell'immondizia, gli armadi, il WC... e non dimentichiamo l'abitacolo delle automobili. Concepirono anche i francobolli profumati, giocattoli, i tovaglioli, la carta igienica, sacchetti per l'immondizia, feltri da porre sotto ai mobili,  suole delle scarpe, pannoloni, assorbenti e i prodotti per l'igiene intima... tutti rigorosamente super profumati. Queste fragranze iniziarono a creare delle vere dipendenze nelle persone e così le industrie ne potevano controllare il comportamento: gli individui ne erano assuefatti, l'olfatto è collegato direttamente al cervello e queste sostanze entrano in aree inconsce sedi di emozioni, memoria e motivazioni. Le persone però cominciarono ad andare incontro ad una diminuzione dell'olfatto o una perdita completa a causa di queste esposizioni perenni.

L'aria, così come l’acqua e il suolo, divenne contaminata perché le fragranze erano diventate onnipresenti.


Delle persone sensibili come i "Canarini" delle miniere di carbone che segnalavano la presenza di gas, incominciarono ad ammalarsi per la contaminazione da profumo di seconda mano, mentre loro allertavano inutilmente le persone che si credevano sane, di fermarsi e di correre ai ripari finché si era ancora in tempo, ma l'industria dei profumi era come un treno ad alta velocità senza più macchinista e freni in diretta collisione contro la stazione.

Così più recentemente nacque il cognome della famiglia Canarino. Una mattina la signora Evita della casa Profumino si ammalò. Finché una mattina guardandosi allo specchio, oltre al cerchio mortale che avvolgeva la testa, vide due profonde occhiaie scure sotto gli occhi, la pelle ingrigita e spenta, quando affrontò la colazione, la nausea fu così profonda da impedirle di mangiare, si sentì debole e decise di rimanere a casa e di non andare al lavoro e ritornò a letto: una strana malattia sconosciuta l'aveva colpita.

I medici interpellati non le seppero fornire delle risposte ai suoi sintomi e così fu definita come una malata psichiatrica e fu curata con psicofarmaci. Ogni giorno gli odori iniziarono ad essere sempre più forti e intensi, tanto che non poteva coricarsi nel letto tra le lenzuola profumate dall'ammorbidente o stare vicino al marito quando tornava dal lavoro dalle industrie profumiere o dopo l'igiene quotidiana, anche a tavola l'odore dei cibi era insopportabile per cui si alimentava sempre con meno cibi, come la tovaglia dove erano appoggiati era diventata nauseabonda. Anche i mobili di casa e divani, le apparecchiature elettroniche esalavano vapori tossici. Evita si interrogava non dandosi pace sulla causa della sua malattia e pensò che forse il problema non era nel suo naso o in un olfatto ipersensibile, ma che i medesimi profumi potevano essere la causa stessa della malattia. Così cominciò a fare delle ricerche e scoprì che nonostante le fragranze siano una categoria di ingredienti onnipresenti, paradossalmente risultano le meno regolamentate a causa di un intero sistema legislativo carente. Ora trovava sollievo solo a passeggiare seminuda nell'aria del maestoso giardino della sua casa. Vagava da sola in mezzo ad un bosco protetto dal fogliame ombroso, con un grande copricapo, occhiali scurissimi e indumenti bianchi che avvolgevano ogni centimetro di pelle. La depressione l'avvolgeva come uno spesso manto nero e iniziarono perciò i pensieri sulla morte. Finché un giorno dentro il bosco vicino alla cascata alta in mezzo alla nebulizzazione di gocce finissime d'acqua intravide una bambina molto piccola che era nascosta sotto una grande maschera antigas munita di occhiali chiusi e scuri. Giorno dopo giorno fecero amicizia fino a che la bimba non la condusse dentro una grotta dove c’era una donna giovane molto pallida come una statua di cera, che si muoveva lentamente a piccoli passi con grave difficoltà, aveva dei tubini di plastica che le entravano nel naso ed era collegata a una bombola a ossigeno che tirava con un carrello. Le due donne si guardarono scrutandosi a vicenda, con le scansioni tipiche di una TAC, poi la cavernicola le disse che per entrare doveva superare la prova degli ANNUSATORI. Evita chiese in che cosa consisteva. L'altra rispose che in quella grotta vivevano le persone Canarino, individui che avevano perso la tolleranza alle sostanze chimiche, in particolare le profumazioni. Avevano dovuto ritirarsi dalla vita sociale comunitaria per sopravvivere. Erano stati colpiti e danneggiati dalla malattia da odore! Quindi potevano accedere solo persone preventivamente bonificate, cioè prive di fragranze.

 

Nella caverna non c'era né luce elettrica né acqua potabile, non aveva nulla che ricordava una casa, c'erano pochissimi mobili essenziali fatti con pietre e metalli e vetro riciclati, il resto accatastato alle pareti, ma si sentì subito a casa. Avrebbe voluto fermarsi per sempre. Era tanto grande il desiderio che lo chiese sfacciatamente. Era stanca del suo pellegrinaggio continuo senza sosta. Le persone della grotta si guardarono titubanti l'un l'altro e poi acconsentirono con forte perplessità. La più anziana le spiegò che avrebbe dovuto adattarsi a tutte le condizioni che le ponevano, nessuna esclusa, iniziando a lavarsi subito con i loro prodotti, ad usare degli abiti bonificati e che in seguito l'avrebbero istruita all'evitamento ambientale che avrebbe cambiato radicalmente il suo stile di vita. Queste persone continuavano a lottare anche se emarginate dalla società, affinché ogni essere umano potesse avere un futuro con una vita piena, felice, produttiva e sana perché mentre le barriere fisiche, intese come semplici ostacoli fisici, sono documentabili, le barriere chimiche che sono onnipresenti in questa società odierna sono invisibili per la maggior parte degli individui.

 

Evita dopo che ebbe concluso il suo periodo di istruzione sia all'evitamento chimico e sia per i danni creati dalle sostanze chimiche, capì che non poteva fermarsi lì, isolata dal mondo, invisibile e trasparente come un vetro, ma il suo destino contenuto anche nel nome datole dalla madre e dai cognomi di appartenenza prima alla famiglia Profumino poi dalla famiglia Canarino,  la motivavano a fare ritorno nel mondo sociale e provare ad essere un mediatore tra questi due schieramenti di posizioni inconciliabili, affinché l'ambizione umana di conquista e sfruttamento illimitato fosse ridimensionato per proteggere la salute delle generazioni future, visto che già non si contano più i caduti per questa guerra consumistica!


Tratto da un racconto più esteso di Stocchi Donatella scritto nel 2020.

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